PARIGI - La 'Rosa Moderna', questo il titolo ambizioso della collezione alta moda di Dior, vorrebbe incantarci, invece appassisce prima di sbocciare, e ci delude. Verrebbe da dire: fate in modo che torni Galliano, magari pentito e guarito Le giornate della haute couture parigina si aprono tra imbarazzo e applausi di incoraggiamento dei fan più gentili: che non fosse facile realizzare un'alta moda firmata Dior, senza avere in atelier l'estro di un grande maestro, era immaginabile. Ma che la prima collezione senza John Galliano (reo di aver insultato gli ebrei da ubriaco, quattro mesi fa), e in assenza di un suo sostituto, potesse essere un flop, non lo pensava nessuno. La delusione inizia dall'atmosfera. Siamo nel bel giardino del Museo Rodin dove la moda spesso erige i suoi padiglioni, tranne che, stavolta, Dior ha deciso di realizzarlo di qualche taglia più piccolo del solito, con il solo risultato di restringere gli inviti, senza un buon motivo.
La sfilata inizia ma senza la magia assorta della haute couture, anzi si sentono le grida disordinate del back stage, cosa sorprendente se non inammissibile. Glissiamo, si parte. Cinque gruppi di abiti, ogni gruppo dedicato a un archistar o designer, una trovata un po' complicata per sottolineare l'idea dell'abito a petali in versione moderna. Ettore Sottsass avrebbe quindi ispirato (sperando che non si rivolti nella tomba) l'avvitata giacchina 'Bar' in un mosaico di panno rosa, violetto e giallino, accostata a una gonna in tasselli lucidi bianchi e neri.
Un sottofondo di clacson e traffico cittadino dovrebbe segnalare invece la contemporaneità di Frank Gehry, e quindi degli abiti millefoglie in volute dai toni metallici. L'omaggio a Jean Michel Frank, con le stampe a motivi di legno e malachite, sono forse la parte migliore della collezione, non fosse altro che per la chiara ispirazione Art Deco, che nella moda è sempre una grande risorsa. Marc Bohan, classe 1926, il designer che dal 1966 al 1989 ha diretto lo stile Dior (fu sostituito da Gianfranco Ferré), viene ricordato con lunghi abiti-caftani di chiffon plissettato e di piume, che intendono richiamare i vetri di Murano. Infine, Jean Paul Goude, designer e grafico settantenne, ispira il gruppo finale di grandi abiti da sera, che non sarebbero male se solo fossero presentati in maniera meno ingenuamente carnevalesca, tra cappelli e colli alla Pierrot, coriandoli e stelle filanti (anche come ricami dei vestiti, sigh!). In passerella esce una lei e un lui, che è Bill Gaytten, il pacato braccio destro di Galliano: "é tutto come sempre, ho fatto lo stesso lavoro per anni, solo che stavolta non c'era John".
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